Documento senza titolo La chiesa
Documento senza titolo Luoghi
Documento senza titolo Personaggi
Documento senza titolo
 
 
 
     
 
 
 
     
         

Documento senza titolo

BENVENUTI

Web ufficiale della Chiesa Cattolica Pietro e Paolo di Antiochia (Turchia)

 

Documento senza titolo

CHIESA CATTOLICA
DI ANTIOCHIA

KATOLİK KİLİSESİ
PK 107 - Kurtuluş Cad.
Kutlu Sokak N.6
31002 Antakya-Turchia
Tel. 0090 326 2156703
Fax 0090 326 2141851

Indirizzo email:
domenicobertogli
@hotmail.com

o antiochia.oronte
@hotmail.com

 

Documento senza titolo

Vicariato Ap. Anatolia

Frati Cappuccini

Don Andrea Santoro

Finestra Medio Oriente

Messagero Cappuccino

Free counters

 

Documento senza titolo

Messa domenicale

  17.00 (Inverno)
18.00 (Estate)

Messa feriale: 08.30

Preghiera serale: 18.30

web: Simone Matteoli

P. BASILIO DA NOVARA, MARTIRIZZATO AD ANTIOCHIA NEL 1851

P. Basilio da Novara è il fondatore "moderno" della chiesa cattolica che si trova in Antiochia, cioè colui che riportò il servizio latino cattolico in quella città dopo secoli di assenza, pagò con la vita questa sua iniziativa.

 

P. Basilio da Novara e Don Andrea Santoro

Il 5 febbraio 2006 nella chiesa cattolica di Trebisonda sul Mar Nero è stato assassinato il sacerdote romano don Andrea Santoro mentre stava pregando. La versione ufficiale prima del processo ritiene colpevole un ragazzo turco musulmano, di 16 anni, che avrebbe agito in reazione alle caricature di Maometto pubblicate da un giornale in Danimarca e in odio ai sacerdoti, accusati dalla stampa di proselitismo in Turchia.

Questo scritto vorrebbe ricordare un altro martire della chiesa cattolica in Turchia: il cappuccino p. Basilio da Novara assassinato dai musulmani in odio al cristianesimo. Fra l'uccisione di Don Andrea e quella di P. Basilio sono passati 155 anni, per questo farne memoria penso sia un dovere verso questo frate ritenuto il fondatore "moderno" della chiesa cattolica di Antiochia, avendo riportato il cattolicesimo in questa città dopo oltre 600 anni di assenza, ovvero dalla partenza dei crociati.

Il cappuccino libanese p. Selim Rizcallah, nel 1983 ha stilato un dattiloscritto di una ventina di pagine - attualmente conservato nell'archivio dei cappuccini a Beirut e Antiochia (Antioche 1) - in cui si trovano tante notizie interessanti. Nel prologo il frate libanese ci ricorda che Antiochia per oltre sei secoli è rimasta senza chiesa cattolica e senza sacerdote e p. Basilio da Novara colmò questa lacuna con la sua zelante presenza, e pagò questa sua iniziativa con la morte violenta.

 

P. Basilio da Novara, Missionario

P. Basilio da Novara, al secolo Galli Giuseppe Antonio, nato a Granarolo di Pontedellorio il 3.11.1804 (si può leggere un estratto dell'atto di battesimo cliccando sull'immagine qui a destra), nel 1828 entrò nell'Ordine dei Cappuccini, gli fu dato il nome di fr. Basilio da Pondedellolio, detto anche - per ragioni politiche - da Novara e fu ordinato sacerdote nel 1830. Si distinse per l'assistenza ai colerosi di Polignano (1836-7) e nel 1839 fu inviato missionario apostolico in Georgia. Dopo sette anni di servizio pastorale sul Mar Nero, venne destinato alla missione della Siria. Recandosi alla nuova destinazione per assumere il nuovo incarico, passò per Antiochia. A quei tempi era una piccola cittadina di circa 13.000 abitanti con 3000 cristiani di vari riti e diversi ebrei. Gli ortodossi avevano un prete e una chiesa propria, essendo la stragrande maggioranza.

P. Basilio non poté trattenere le lacrime nel vedere il misero stato in cui si trovava la città. Non c'era un prete cattolico, né una chiesa cattolica, proprio ad Antiochia, che era stata la prima capitale del cristianesimo dove era stato coniato il nome cristiano! Anche la cittadina di Alesandretta, porto di mare a 60 km, non aveva nessun sacerdote cattolico.

Da Aleppo scrisse subito un'accorata lettera alla Congregazione di Propaganda Fide proponendosi come volontario per questa missione. Causa una malattia dovette ritornare in Italia e dopo essersi rimesso in salute, prima di rientrare in Siria, ebbe un'udienza da Pio IX a cui espose la situazione e gli manifestò la sua disponibilità. Rientrando trovò la sua nuova destinazione: Antiochia! Gli veniva però raccomandato di agire con "grande prudenza".

 

P. Basilio inizia il suo ministero ad Antiochia fra le persecuzioni

Possiamo immaginare la sua gioia a questa notizia. Arrivato ad Antiochia, si accorse subito di essere visto come un intruso. Un suo superiore in seguito ci ha lasciato questa testimonianza molto significativa: "Nessuno poteva resistere alla perseveranza di questo uomo pieno di energie. Con il solo sussidio annuale di 1200 piastre, l'equivalente di 48 scudi romani, eresse una cappella con una stanza attigua che gli serviva per abitazione. Senza mezzi di sussistenza, per sopravivere faceva scuola ai figli di alcune famiglie europee e con il guadagno ricavato poteva tirare avanti. Solo negli anni 1849 e 50, con gli aiuti dell' Opera pia della propaganda della fede di Lione poté uscire dalla penuria e allargare il suo campo d'apostolato nei dintorni con punti di riferimento per celebrare la messa, amministrare i sacramenti e fare il catechismo" (Lettera del 1851 dopo la morte).

All'inizio della sua presenza ad Antiochia scriveva al suo ministro generale: "Siamo i discendenti dei martiri. Sono il soldato del mio Signore e il difensore del suo Santo Nome nelle missioni. Per costringermi a pronunciare parole barbare di cui non conoscevo il senso, mi hanno messo una corda al collo per un quarto d'ora con l'intento di strangolarmi. Non volevo pronunciarle, potendo contenere qualche rinnegamento della fede. Altre prove ho sopportato per il bene degli altri e il servizio al Signore".

P. Basilio conduceva una vita di privazioni, ma era sempre contento e disponibile a servire i cristiani di Samandag, Alessandretta e altri luoghi privi di sacerdote per predicare e amministrare i sacramenti. Si faceva tutto a tutti, visitava i malati, soccorreva i poveri, rappacificava le discordie.

 

P. Basilio costruisci convento, chiesa e scuola

Nel 1850 finalmente poté avere una vera e propria casa acquistata con l'aiuto di un certo Vincenzo Giustiniani-Marcopoli console del re delle due Sicilie ad Aleppo. Scrisse subito alla Congregazione di Propaganda Fide di ricompensare questo benefattore con una onorificenza.

Nella foto è possibile vedere alla sinistra davanti agli alberi la casa acquistata da p. Basilio e su di essa vi fu posta la campana che continua la sua missione nella chiesa cattolica di oggi.

 

Leggendo questo mi viene in mente un altro cappuccino dei nostri giorni, p. Roberto Ferrari, chiamato da un giornalista di Repubblica "Frate da combattimento, brigante della fede" che negli anni 1970-80 ha salvato la nostra presenza in questa città. Le autorità erano decise a chiudere la gloriosa storia dei cappuccini ad Antiochia, ma lui - malgrado un mandato di espulsione - tramite la Nunziatura, fece di tutto per poter rimanere e trovare il luogo dove siamo tuttora presenti. Penso che sia un'annotazione importante perché ricorda come la presenza della chiesa cattolica in questa città, tramite i cappuccini, non sia mai stata facile!

Ritorniamo a p. Basilio. Acquistata la casa vi prese possesso destinando il locale più bello alla cappella per riunirvi i fedeli, un altro locale per la scuola e il resto per l'abitazione. Il suo sogno si era avverato.

 

P. Basilio cade nelle mire del governatore della città

Non aveva però fatto i conti con il governatore della città, uomo fanatico e nazionalista che aveva appoggi importanti a Istanbul e ad Aleppo. Subito minacciò il venditore della casa per averla ceduta a "un infedele europeo", mettendolo anche in prigione e invitandolo a rompere il contratto, ma senza successo perché non poteva più reclamare nessun diritto sull'edificio ceduto a norma di legge. In seguito a questo acquisto da parte del maledetto prete cattolico, il governatore proibì qualsiasi vendita di immobili ai cristiani.

C'è pure la deposizione di un certo Soleiman Abdel Hak, rilasciata durante il processo in seguito all'omicidio del frate, che attesta così : "Una ventina di giorni prima dell'assassinio di p. Basilio, mio figlio andò a scuola e trovò il padre seduto su una sedia che fissava il pavimento. Lo salutò, ma solo dopo un po' questi si alzò arrabbiato e severo dando un pugno sul tavolo. Domandandogli il perché il sacerdote rispose: "Il signor Osman (nome del governatore) mi ha chiamato chiedendomi con quale permesso avessi trasformato la casa in una chiesa, pregandovi e suonando la campana. E mi disse di non scordare che mi trovavo in una città musulmana!!!". P. Basilio, però, raccontò anche di aver risposto al governatore con coraggio ricordandogli che nessuno poteva impedirgli di compiere il suo dovere di prete. E' dopo questo colloquio che fu decisa la condanna di p. Basilio. Il governatore arruolò due sicari, raccomandando loro di non prendere nulla. Erano due operai di una saponeria (che produceva il famoso sapone di alloro) della città e il padrone di questa fabbrica in seguito testimonierà proprio contro Osman. Questa testimonianza sarà motivo della rimozione dal suo incarico.

 

P. Basilio viene sgozzato

Ecco come avvenne l'assassinio secondo la documentazione degli archivi della Curia dei Cappuccini: "Era il 12 maggio 1851. P. Basilio aveva appena finito di celebrare la messa quando arrivarono due turchi chiedendogli un colloquio. Improvvisamente uno lo prese di schiena rovesciandolo indietro mentre l'altro gli tagliò la gola con un coltello. Presero il corpo del martire e per un'ispirazione divina ignorata da loro, lo stesero sull'altare coprendolo con un tappeto e si ritirarono tranquillamente contenti di avere dato soddisfazione al loro rancore contro un ministro di Cristo.". A scoprirlo furono i primi due scolari figli di un certo Piciotto. Subito si sparse in tutta la città la terribile notizia e fu un accorrere di turchi, greci ed ebrei. Il solo che non si fece vedere fu il signor Osman, il governatore di Antiochia, che invece avrebbe dovuto recarsi sul luogo del delitto per l'obbligo di legge civile!

Una relazione del console francese di Aleppo dice che p. Basilio fu assassinato mentre suonava l'armonio e fu un "intimazione" ai missionari dettata dal fanatismo religioso perché rinunciassero a costruire una chiesa. Si può dunque affermare che fu un atto contro la religione cattolica piuttosto che contro la persona del missionario godendo questi della stima di tutti: cristiani, turchi, ebrei, che non facevano che elogiare la sua condotta e il suo carattere.

In un rapporto a Roma p. Giovanni da Termini, prefetto della missione dei cappuccini a Beirut, scrive: "Mentre mi trovavo al Monte Libano per la visita ai confratelli mi è arrivata la terribile notizia dell'assassinio del nostro missionario p. Basilio da Novara che da 5 anni serviva la missione della Siria. Animato da uno zelo veramente apostolico, questo vero figlio di S. Francesco, fu attirato con un coraggio intrepido dalla città di Antiochia, vecchia capitale della Siria e prima sede del principe degli Apostoli, città in cui i primi seguaci di Gesù furono chiamati cristiani. Con le lacrime agli occhi, si era prefisso di istallarvi una cappella dove avevano tanto sudato gli apostoli Pietro, Paolo e Barnaba e tanto sangue ai crociati. Il 12 maggio fu trovato in pieno giorno, assassinato, con la testa tagliata, ai piedi dell'altare della cappella - che lui stesso aveva eretto con tante difficoltà - a causa del fanatismo musulmano. Per la perdita di questo insigne missionario ne hanno risentito con grande dolore non soltanto gli europei che vi si trovano in buon numero, ma anche gli indigeni a cui si erano affezionati per la sua gentilezza di esercitare la carità apostolica senza fare differenze di stato o fede, perché voleva attirare tutti a Cristo.". Sempre in questa lettera, vengono ricordati anche i cappuccini uccisi nell'arco di 10 anni, con p. Basilio, infatti, altri due missionari furono massacrati dal fanatismo anticristiano: p. Tommaso di Sardegna sacrificato dagli ebrei di Damasco e p. Charles de Lorette bruciato dai Drusi sul monte Libano (Lettera del 5.6.1851, quindi neanche un mese dopo l'omicidio!).

Nella documentazione dell'archivio dei Cappuccini di Roma vengono implicati in questo omicidio anche gli ortodossi, chiamati " greci-scismatici ", di Antiochia. "La colpa di p. Basilio era quella di volere far risuscitare la chiesa cattolica ad Antiochia e per questo i greci-scismatici dettero del danaro ai turchi allo scopo di ucciderlo per loro". Anzi si riporta un colloquio di questi con il governatore della città, Osman: "Da qualche tempo si è stabilito nella nostra città un emissario europeo, mandato dal capo dei cristiani che si dicono cattolici, il Papa che risiede a Roma, ed è il nemico della nostra religione. Se voi lasciate quest'uomo libero, siate sicuri che la religione musulmana ne avrà grande danno, più che la nostra greca. E' un disonore per voi, governatore, che lo lasciate vivo!" (Antioche 2, n .21 del 9.6.1856: Cronaca mandata a Roma dal p. Damien, prefetto dei cappuccini a Beyrut. Sono passati tuttavia già 5 anni dall'uccisione!).

 

Il movente dell'assasionio

P. Selim, l'autore dello scritto da cui abbiamo attinto, però si chiede quale fossero state le fonti di queste informazioni. I documenti che abbiamo tra le mani, tiene a precisare, non parlano mai dell'implicazione dei greco-ortodossi. E' perciò un'ipotesi che riportiamo con molte riserve.

Al di là, comunque, di chi fosse il mandante dell'omicidio, possiamo affermare che p. Basilio ha pagato con la vita il suo zelo e la sua fedeltà a Cristo e alla chiesa. E' stato un martire nel vero senso della parola : è stato ucciso per odio alla sua fede cristiana da 2 musulmani.

Fu sepolto nel giardino antistante la grotta di S. Pietro che era il cimitero dei cristiani della città e sulla sua tomba fu posta una lapide che conserviamo nella nostra chiesa qui ad Antiochia in cui leggiamo:

 

Alla memoria di

P. BASILIO DA NOVARA,

missionario apostolico
dell'Ordine Frati Minori Cappuccini

Mosso da zelo
per la diffusione della fede
fondò la missione di Antiochia
nell'anno 1846.

A mezzogiorno del 12 maggio 1851,
all'età di 48 anni,
fu sgozzato in odio alla fede cattolica.


Le sue spoglie
furono sepolte presso questo santuario.

 

Memroia di P. Basilio

Pensiamo che sia importante ricordare il fondatore della nostra chiesa in Antiochia, per non scordarci che essere testimoni di Cristo nei paesi musulmani, può significare - come è stato per p. Basilio prima e, oggi, per don Andrea Santoro - pagare con la propria vita la fedeltà e l'annuncio del Vangelo.

Passano gli anni e i secoli, ma gli uomini non possono dimenticare che la vita appartiene a Dio e nessuno, per qualsiasi motivo, può arrogarsi il diritto di sopprimere coloro che hanno altre convinzioni. E' successo in passato e succede anche oggi, malgrado l'evolversi della civiltà e del rispetto che ne dovrebbe scaturire.

Il ricordo di questo nostro confratello sia sprone per noi a non perdere la nostra identità e ad essere fedeli testimoni dell'unica e sola Verità che è il Cristo Signore.